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TERAPIA DEL GIOCO

È importante dare a tutte le famiglie le possibilità migliori per aiutare
i propri figli: "ma se non sono in linea con i principi dell'Aba, mio figlio
non può fare nessun altro genere di terapia a casa?"

Certamente, vi sono altre possibilità: io mi occupo anche della terapia ludica, banalmente detta “terapia del gioco”. Ma partiamo dai principi per cui utilizzo questa terapia.

 

Sono numerose le famiglie che mi chiedono come possono approcciarsi ai propri figli, come giocare con essi e come aiutarli a uscire dal loro isolamento.

 

Isolamento: cosa significa?

 

I bambini autistici hanno difficoltà nella costruzione di quella che viene definita “intersoggettività”, ossia la ossia la capacità di cogliere dall'ambiente esterno gli stimoli necessari per acquisire nuove abilità.

 

Per far ciò è necessario che il bambino possegga delle abilità di base:

  • orientamento: dirige il corpo e reagire agli stimoli;

  • attivazione: capacità di attivarsi dopo lo stimolo;

  • attenzione;

  • interesse verso l'ambiente esterno.

 

Sicuramente, leggendo questo elenco, vi sarete detti: “ma mio figlio, non fa tutte queste cose: non guarda, non risponde quando lo chiamo, non reagisce agli stimoli”.

Certamente, nessun bambino autistico possiede queste abilità di base.

 

Il mio compito è quello di insegnare al bambino due aspetti fondamentali:

  • attenzione congiunta: attenzione verso qualcos'altro;

  • intenzione congiunta: riconoscere il proprio volere, quello degli altri e differenziarli.

 

Come faccio questo?

 

Attraverso il gioco:

  • giochi creativi;

  • manipolativi;

  • esplorazione;

  • di turno;

  • ecc.

 

Cosa insegno attraverso il gioco:

  • il contatto oculare (lo sguardo);

  • l'attesa e il proprio turno;

  • l'indicazione come richiesta;

  • la condivisione di emozioni;

  • il contatto fisico;

  • la fiducia;

  • le autonomie;

  • la comunicazione;

  • la gestione dei comportamenti problematici.

     

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